I RICCHI E LE TASSE: GLI U.S.A E L’ ITALIA NON HANNO NIENTE DA INVIDIARSI

 

 

Il nostro amico osservatore dalla California ci fornisce una visione della crisi americana che, salve sviste involontarie, non è informazione molto diffusa fra la gente, la quale crede che quando riscuote il salario pensa di diventare proprietario della moneta che riceve. Oltre al problema monetario, uguale in tutti gli Stati del mondo, c’è l’ elemento più importante che ci accomuna alla Federazione USA: come in Italia anche in America nessuno si azzarda ad informare il popolo sulla vera ragione del debito pubblico e della connessa crisi finanziaria. Nessuno dice che la massa monetaria che gli Stati usano per far funzionare la gestione pubblica non è dello Stato né di chi percepisce stipendio ed altre entrare La moneta circolante non è di proprietà pubblica , ma delle banche e degli speculatori privati che prestano i soldi allo Stato che, a sua volta, deve ridarli con gli interessi. Le tasse , pertanto, non sono sufficienti a ricomporre il capitale avuto in prestito più gli interessi. Aspettiamoci, dunque, un loro aumento esponenziale. In merito stiamo preparando una proposta con la speranza di dare un contributo fattivo. (N.d.R.)

 

 

Warren Buffett: tasse più alte ai miliardari

di Domenico Maceri

 

“Mentre i poveri e la classe media combattono per noi in Afghanistan e la maggioranza degli americani stenta ad arrivare a fine mese, noi, gli ultraricchi continuiamo a ricevere straordinari sgravi fiscali”. Così ha scritto recentemente in un articolo sul New York Times Warren Buffett, il terzo uomo più ricco al mondo dopo il messicano Carlos Slim e l’altro americano Bill Gates.

Buffett, il leader del gruppo di investimenti Berkshire Hathaway, spiega che l’anno scorso ha pagato quasi sette milioni di tasse, ossia il 17% del suo reddito, mentre le venti persone che lavorano nel suo ufficio hanno sborsato il 36%. Qualcosa non quadra per Buffett il quale crede che il “sacrifico condiviso” di tutti gli americani esclude i benestanti.
La soluzione è facile per Buffett. Coloro i quali guadagnano più di un milione  dovrebbero essere tassati di più. Non ha nessun torto. La cifra massima delle tasse in America è il 35%, la più bassa degli ultimi 60 anni. Nel 1950 era il 91%. Anche dal punto di vista comparativo con altri Paesi industriali le tasse in America sono basse.
Si sa già che negli ultimi anni i ricchi hanno prosperato mentre la classe media ha perso terreno. Quindi sarebbe giusto che in periodi di crisi economica i ricchi pagassero di più per non ridurre i servizi ai poveri e alla classe media.

Ovviamente i repubblicani non la vedono come Buffett. Alcuni hanno detto che se Buffett crede che le sue tasse siano troppo basse lui potrebbe versare un assegno al Governo. Altri hanno ripetuto il solito mito che gli aumenti delle tasse riducono l’attività economica e , quindi, i posti di lavoro. Perciò i benestanti, che i repubblicani hanno cominciato a chiamare “creatori di posti di lavoro”, non dovrebbero essere puniti con tasse più alte.L’ aumento della pressione fiscale lo ha sostenuto anche l’agenzia di rating S&P nel suo rapporto con cui ha “certificato” abbassamento del rating da AAA a AA+ dell’ economia statunitense.
Buffett, intanto, continua a ribadire che, fra il 1980 ed il 2000, le tasse anche se erano più alte furono creati quasi 40 milioni di posti di lavoro.

L’idea che un fisco basso fa aumentare l’occupazione viene anche dimostrato, secondo alcuni, dallo Stato del Texas dove il governatore Rick Perry, e neocandidato alla nomination repubblicana per la presidenza,  dice di avere creato 250.000 posti di lavoro. Va detto anche, però, che nel Texas i posti di lavoro sono aumentati anche con i due predecessori di Perry. Ma  il governatore del Lone Star non spiega che dal 2007 al 2010 il 47% dei posti di lavoro non sono creati dall’iniziativa privata bensì dallo stimolo del Governo all’economia con l’ approvazione di Barack Obama. In merito, in ogni caso,va notato anche che in molti di questi posti le aziende pagano gli operai con un salario poco al di sopra della soglia minima.

Sempre nel Texas, però, vba constatato che lo Stato spende pochissimo per la pubblica istruzione (44° posto fra tutti gli Stati dell’unione), mentre il Lone Star si trova all’ultimo posto nell’ elenco di tutti gli Stati per quanto riguarda il numero di persone con assicurazione medica.

La disoccupazione del Texas, al momento, è all’  8,2%, inferiore, quindi , alla media nazionale (9,1%), ma superiore a quella di altri Stati come New York e Massachusetts. Questi sono considerati Stati con tasse relativamente alte ma la disoccupazione scende al 7,6%. Nel Massachusetts quasi tutti i residenti usufruiscono di assicurazione medica che è stata approvata da Mitt Romney, altro candidato alla nomination repubblicana, quando era governatore dello Stato.

Le tasse più basse dunque non significano un’economia più forte ma infatti si traducono in un livello di servizi inferiori.

In un’intervista alla rete televisiva Pbs Buffett ha chiarito che il suo articolo nel New York Times era indirizzato alla super commissione dei dodici parlamentari e senatori che dovranno preparare un piano per ridurre il deficit con tagli alle spese e, forse, con l’ aumento della pressione fiscale. Cosa dicono i sei repubblicani di questa commissione che hanno promesso solennemente che non avrebbero mai aumentato le tasse?
“I miei amici ed io siamo stati coccolati abbastanza da un Congresso amico dei miliardari. È ora che il nostro governo prenda sul serio il concetto di sacrificio condiviso”.  

Così Buffet ha chiuso il suo articolo pubblicato dal New York Times