DALL’ ABRUZZO UNA PROPOSTA PER USCIRE DALLA CRISI ECONOMICA

Dalla pubblicazione, (in ritardo per agoni sismiche) degli atti del convegno organizzato dal CRESA per celebrare il 40° anno di attività (14 – 11 - 2008).estrapoliamo la presentazione dell’ iniziativa pronunciata dal Direttore del Centro. I documenti del convegno sono stati raccolti in un volumetto titolato  >. Il testo, benché dato alle stampe dopo il sisma del 6 aprile 2009, riletto ora  sorprende per l’ attualità delle analisi e delle  proposte valide, forse ancor più ora, in rapporto alla situazione economica completamente modificata, e non solo nel territorio aquilano, dall’ evento sismico del 6 aprile.. Per brevità ci limitiamo ad una delle idee che scaturisce da due constatazioni del Direttore del Centro < - bassi livelli di istruzione di questa regione, e  bassi profili professionali >.

 Dunque il Cresa chiama in causa la scuola. cioè il nostro “pallino” per deformazione professionale. Sintetizziamo quattro operazioni senza spese che più volte abbiamo suggerito al Ministro Gelmini: a) eliminazione del valore legale del titolo di studio; b) soppressione dell’ obbligo scolastico come diritto-dovere nella scuola superiore; c) aggiornamento dei programmi scolastici superiori per adeguarli alla realtà socio economico attuale : Costituzione, Codice civile, sessualità, economia, gestione della moneta e della finanza; non è vero che questi sono solo argomenti da Università. d) revisione anche dei programmi di scuola elementare e media inferiore, al fine di concentrare l’ attività scolastica sugli apprendimenti basilari indispensabili per proseguire  bene lo studio successivo.: leggere, scrivere, far di conto. (N.d.D.)

 

 

Lo sviluppo futuro dovrebbe essere l’esito di un progetto culturale e politico

della comunità regionale...non la risultanza del libero gioco delle forze economiche e sociali...

di Francesco Prosperococco

Direttore del CRESA

Buonasera a tutti. Diamo il benvenuto a tutti a nome del Cresa, soprattutto a nome del sistema camerale abruzzese e del sistema camerale nazionale. Nel programma scontiamo, purtroppo, la mancanza del Presidente nazionale Andrea Mondello per sopravvenuti improrogabili impegni. Riscontriamo, però, con piacere la presenza del Segretario Generale dell’Unione Italiana delle Camere di Commercio, dottor Giuseppe Tripoli. Un benvenuto quindi a tutti i partecipanti a questo convegno in cui il Cresa, il Centro di ricerche economico-sociali istituito nel 1968, come sapete, dalle Camere di Commercio abruzzesi, celebra i suoi quaranta anni di attività.

Secondo il programma la prima parte del convegno, oltre a ripercorrere il filo dei quaranta anni di attività del Cresa, soprattutto da parte dei direttori che mi hanno preceduto e cioè Silvano Fiocco, Mario Santucci  e Rodolfo Berardi, sarà dedicata ad una vicenda e ad una tematica che i recenti accadimenti legati alla crisi finanziaria statunitense hanno bruscamente e rudemente imposto all’attenzione pubblica mondiale e cioè il rapporto tra domanda-offerta di informazione, in particolare: informazione statistico-economica.

La seconda parte, invece, sarà animata da una conversazione sulle complesse vicende che stanno scompaginando lo scenario internazionale e sulle principali ripercussioni che si avranno sui contesti nazionali ma soprattutto locali. Sarà esaminato quindi l’Abruzzo in ragione di questa grossa vicenda internazionale. In questa seconda parte abbiamo ritenuto di invitare dei personaggi di grande competenza e di grande visibilità negli studi economici. Personaggi della levatura del dottor Pierluigi Ciocca (poi vi presenterò i due, ma probabilmente non vanno neanche presentati considerata la loro fama) ed il professor Marcello De Cecco che saranno intervistati dalla dottoressa Nicoletta Picchio, giornalista economica del “Il Sole 24Ore”.

 Il Cresa quindi compie quaranta anni e come negli esseri umani, anche per le istituzioni questa ricorrenza rappresenta un punto di passaggio un po’ critico. Ci si guarda indietro, si rimettono in ordine un po’ di cose e nel fare questo finiamo immancabilmente per interrogarci, aggiornare la fotografia dell’oggi e magari abbozzare qualche ipotesi sulla strada che ancora abbiamo davanti.

Quanto al passato, in questi ultimi 4 decenni è successo davvero di tutto. L’Abruzzo, da regione in ritardo di sviluppo, è stata protagonista di una così rapida ed intensa galoppata da assumere il rilievo di caso di studio. Uscire per primi nel Mezzogiorno dall’Obiettivo 1 dei fondi strutturali ha significato abbandonare una dimensione di arretratezza che era anche e soprattutto psicologica. Sul finire degli anni Novanta, tuttavia, questa mirabile macchina si è in qualche maniera inceppata e nel primo decennio del nuovo secolo, quello che stiamo vivendo, l’attività economica è rimasta praticamente ferma. Il principale indice di sviluppo di benessere, che è il Pil pro-capite, attualmente è intorno al 75% della media dell’Unione Europea a 15 e rappresenta, come voi ben sapete – ne abbiamo parlato anche nel rapporto dell’economia 2007 - un balzo indietro di circa 30 anni, e ci ritroviamo ai livelli di Pil che avevamo nel 1975. Nell’indagine sulla povertà, relativa all’Italia, pubblicata il 4 novembre dall’Istat, quindi molto recente, si segnala che nel 2007 oltre il 13% delle famiglie abruzzesi può tecnicamente definirsi povero in termini relativi, con un ritmo di crescita tra i più elevati in Italia rispetto all’anno precedente. Il processo di invecchiamento della popolazione, al pari di altre regioni meridionali procede più intensamente che altrove. Questo è il passato.

Quanto all’oggi, a nostro avviso dovremmo interrogarci di più e meglio sulle ragioni di questa parabola, Occorrono strumenti e lenti adatte, forse diverse da quelle usate in passato. Il Cresa mette in campo i suoi rapporti annuali, il monitoraggio della congiuntura economica e sociale, i suoi osservatori settoriali. La riflessione deve nuovamente concentrarsi, a nostro avviso, sui possibili fattori dello sviluppo, chiarire il ruolo dei grandi gruppi multinazionali che operano in Abruzzo, indagare a fondo le dimensioni di impresa che sono piccole e piccolissime, io direi micro imprese. Soprattutto occorrono, a nostro avviso, luoghi dove gli studiosi e gli osservatori dei fenomeni sociali possano ricomporre il quadro dei loro studi e delle loro osservazioni in una visione più complessiva, oppure tornare a parlare “di” e “con” questa regione, per ottenere modelli interpretativi validi ed efficaci. Modestamente abbiamo già individuato alcuni punti di attacco e ne abbiamo già parlato - ripeto - nel nostro rapporto annuale e abbiamo incominciato anche a sottolinearli. Essi sono i bassi livelli di istruzione di questa regione, bassi profili professionali, scarsa partecipazione al mercato del lavoro.

Questi sono temi destinati ad entrare sempre con maggior forza nella sfera d’azione delle regioni, non solo perché ce lo impongono alcune e più radicali istanze federaliste. Infine, a nostro avviso, occorre non solo assumere il metodo della programmazione come criterio ispiratore della propria azione, lo dice lo Statuto della Regione Abruzzo all’art. 51, ma aggiungere a questo metodo di programmazione la valutazione degli obiettivi conseguiti come metodo dell’azione, come invece recita lo Statuto della Regione Umbria, adottato nello stesso anno in cui è stato adottato quello della Regione Abruzzo.

Per ll futuro: ci piacerebbe, che quelle virtù civiche che Robert Putnam ha posto a base dello sviluppo di larga parte del territorio italiano e che anche in questa regione hanno operato in termini di impegno civile, solidarietà, nelle relazioni sociali, reti associative, fossero in qualche modo ridestate e fuoriuscissero dalle piccole dimensioni delle tante città d’Abruzzo. In questo senso le attività del Cresa faranno la loro parte, contribuendo a far sì che lo sviluppo futuro non sia solo la risultanza del libero gioco delle forze economiche e sociali in campo, quanto l’esito di un progetto culturale e politico complessivo della comunità regionale, che tende allo sviluppo economico di questa regione.

E’ quindi con tale spirito che ho il piacere e l’onore di aprire i lavori di questo convegno, passando la parola per un saluto al Presidente del Cresa e della Camera di Commercio dell’Aquila, Giorgio Rainaldi e al dottor Tripoli, Segretario generale dell’Unione Nazionale delle Camere di Commercio.