IN ABRUZZO LE IMPRESE AUMENTANO - NEL MOLISE NON SI SVILUPPANO
Ieri l’ altro il CRESA (Centro Regionale di Studi e Ricerche Economico Sociali) ha diffuso un comunicato con cui ha informato la stampa sui risultati di un’ analisi dei dati disponibili presso le Camere di Commercio sulla NASCITA E LA “MORTE”delle imprese produttive e di servizi. In Abruzzo I dati a nostro avvivo rivelano un fenomeno strano, tanto che lo stesso Centro si è posto il problema di spiegare come e perché. Ci ha colpito la differenza rilevata fra le quattro provincie sia in termini numerici che di qualità, ma soprattutto la diminuzione e l’ abbandono del lavoro agricolo, da una parte, mentre dall’ altra aumentano le ditte individuali.. Crediamo che quest’ ultimo fenomeno meriterebbe un ‘ analisi più approfondita per spiegare il fatto in termini di rapporto , di funzione e di importanza nel contesto economico generale.Rivolgiamo questo invito al CRESA.
Dalle pagine molisane del “Il Tempo” riprendiamo, invece, l’articolo di un vice Prefetto ministeriale esperto di sociologia della comunicazione, col quale l’ autore da esperto suggerisce alle imprese come e perché di devono “attrezzare” per essere protagoniste di una ripresa produttiva rinnovata e diversificata in grado di “rivitalizzare” la vita socio- economica dei molisani , ma non solo. Da un punto di vista pratico i due articoli potrebbero apparire scollegati . Da un punto di vista teorico si scopre, invece, che i consigli ed i suggerimenti del dott. Onorato non valgono solo per le imprese molisane ma potrebbero essere utili anche alle imprese, , soprattutto a quelle nuove, rilevate dal CRESA., Perché ne sollecita lo sviluppo produttivo.
Per quanto ci riguarda, però, un altro aspetto ha attirato la nostra attenzione leggendo i due lavori:. Aspetto che stimola e giustifica una lettura comparata. Chi ci legge spesso già sa che abbiamo il “pallino” del corretto ed appropriato uso semantico delle parole soprattutto quando il loro significato , essendo polivalente., si presta ad un uso ingannevole. E’ il caso di CRESCITA e SVILUPPO che tutti, meno Tremonti, sia prima che ancor più durante la crisi in atto utilizzano i due termini come sinonimi, il che fa pensare al popolo consumatore che si sta facendo di tutto per uscire dalla crisi che ognuno sta affrontando nel migliore dei modi possibili. La differenza l’ abbiamo espressa più volte, l’ ultima con il commento (a pag. 3) al 4° incontro regionale degli industriali abruzzesi con l’ intervento della sig.ra Marcegaglia,
Bene , i due articoli che pubblichiamo confermano la nostra tesi : il CRESA, con apposita nota precisa che crescita significa aumento quantitativo ( il numero delle imprese). L’ intervento del dott. Onorato, invece, mentre nel titolo usa impropriamente la parola CRESCITA, nel contesto dell’ articolo, elenca tutte le condizioni che servono a provocare lo SVILUPPO. Dove sta l’ inganno che i sedicenti economisti provocano, siamo certi senza volerlo,? : o temono o si vergognano di dire che la prima cosa che deve crescere è l’ aumento quantitativo dei consumi da parte del popolo. . Diversamente non crescono le imprese e non si sviluppa l’ offerta produttiva. . Qualcuno, però, dovrebbe anche dirci se si consuma per vivere o se si vive per consumare sempre e di più. (N.d.D.)
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Come e perché aumentano le imprese in Abruzzo
Il considerevole aumento del numero di imprese che hanno sede in Abruzzo impone una riflessione che consenta, leggendo il fenomeno in chiave sub regionale e settoriale, di spiegarne la natura e le ragioni.
Come già riportato da molti organi di informazione, il tasso di crescita [1] regionale è nel 2010 dell’1,47% (Tab. 1) ed è inferiore solo a quello di Lombardia, Lazio e Calabria. In particolare, il saldo tra le iscrizioni ai registri imprese delle Camere di Commercio abruzzesi (10.661) e le cessazioni (8.452), al netto delle cancellazioni d’ufficio effettuate nel corso dell’anno (1.162), è stato di 2.209 unità. Assai diversificati e, in qualche modo, sorprendenti sono i dati sulla nati-mortalità delle imprese a livello provinciale: L’Aquila presenta il tasso di crescita più elevato di tutte le province italiane (2,72%), Pescara è all’ottavo posto (1,95%), Teramo al quindicesimo (1,81%), Chieti è nelle ultime posizioni con un incremento dello 0,05%.
Nonostante la minore vitalità mostrata nel 2010, Chieti continua ad essere la provincia nella quale ha sede il maggior numero di imprese registrate e attive (rispettivamente 31,5% e 32,4% del totale regionale). Seguono Teramo (24,1% e 24,2%), Pescara (23,9% e 23,7%) e L’Aquila (20,5% e 19,7%). Rispetto ai valori regionali si osserva il maggior peso delle imprese attive su quello delle registrate nella provincia teatina mentre L’Aquila, a conferma di una minore vitalità del sistema imprenditoriale, presenta un divario di quasi un punto percentuale a favore delle registrate.
Passando ad analizzare le variazioni sotto il profilo della natura giuridica (Tab. 2), l’incremento maggiore a livello regionale ha riguardato il numero di società di capitale (+1.538 imprese con un tasso di crescita del 6,14%) che rappresentano quasi il 17% del totale. Tale aumento è stato determinato dal saldo positivo al netto delle cancellazioni d’ufficio della provincia dell’Aquila (+448), seguito da quello di Teramo (+411), Pescara (+380) e Chieti (+299).
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Assai inferiore l’incremento in Abruzzo del numero di società di persone (+322 imprese con un tasso di crescita dell’1,23%) che rappresentano il 17,5% del totale regionale. Particolarmente importante il contributo dato dalle province dell’Aquila (+106), di Pescara (+114) e di Teramo (+91), assai più modesto quello di Chieti (+11).
Per quanto riguarda le ditte individuali che rappresentano il 63,2% delle imprese abruzzesi, si osserva un aumento di 233 unità pari ad un tasso di crescita dello 0,25% determinato dagli incrementi dell’Aquila e Pescara e da quello più modesto di Teramo che hanno più che compensato l’importante contrazione nella provincia di Chieti (-298 unità).
Le altre forme giuridiche, che rappresentano il 2,7% del totale regionale, fanno registrare un tasso di crescita del 2,91% (+116 unità) grazie soprattutto al contributo della provincia dell’Aquila (+71).
Analizzando l’andamento delle imprese per settore di attività (Tab. 3) si osserva che è il comparto delle costruzioni ad aumentare in modo significativo il numero di imprese in tutto il territorio regionale con particolare riguardo per la provincia dell’Aquila. Significativo è in tale ambito l’incremento delle imprese che effettuano lavori di costruzione specializzati tra i quali sono inclusi, tra gli altri,quelli di demolizione, preparazione dei cantieri edili, installazione di impianti nonché completamento e finitura di edifici. Si tratta di attività tutte strettamente connesse alla realtà di molte aree della provincia aquilana nelle quali si sta operando per lo smantellamento degli edifici irrimediabilmente danneggiati dal sisma e di riparazione di fabbricati lesionati in modo non strutturale.
Considerando i dati relativi al settore agricolo particolarmente pesante è la perdita di unità produttive in tutta la regione e soprattutto nella provincia di Chieti. La quasi totalità delle cessazioni ha interessato le ditte individuali, vale a dire le meno organizzate e maggiormente affidate alle capacità personali del titolare. Ciò è spiegabile alla luce della difficoltà di ricambio generazionale che la parte meno strutturata del settore incontra in regione come nelle altre parti della Penisola.
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Assai inferiore l’incremento in Abruzzo del numero di società di persone (+322 imprese con un tasso di crescita dell’1,23%) che rappresentano il 17,5% del totale regionale. Particolarmente importante il contributo dato dalle province dell’Aquila (+106), di Pescara (+114) e di Teramo (+91), assai più modesto quello di Chieti (+11).
Per quanto riguarda le ditte individuali che rappresentano il 63,2% delle imprese abruzzesi, si osserva un aumento di 233 unità pari ad un tasso di crescita dello 0,25% determinato dagli incrementi dell’Aquila e Pescara e da quello più modesto di Teramo che hanno più che compensato l’importante contrazione nella provincia di Chieti (-298 unità).
Le altre forme giuridiche, che rappresentano il 2,7% del totale regionale, fanno registrare un tasso di crescita del 2,91% (+116 unità) grazie soprattutto al contributo della provincia dell’Aquila (+71).
Analizzando l’andamento delle imprese per settore di attività (Tab. 3) si osserva che è il comparto delle costruzioni ad aumentare in modo significativo il numero di imprese in tutto il territorio regionale con particolare riguardo per la provincia dell’Aquila. Significativo è in tale ambito l’incremento delle imprese che effettuano lavori di costruzione specializzati tra i quali sono inclusi, tra gli altri,quelli di demolizione, preparazione dei cantieri edili, installazione di impianti nonché completamento e finitura di edifici. Si tratta di attività tutte strettamente connesse alla realtà di molte aree della provincia aquilana nelle quali si sta operando per lo smantellamento degli edifici irrimediabilmente danneggiati dal sisma e di riparazione di fabbricati lesionati in modo non strutturale.
Considerando i dati relativi al settore agricolo particolarmente pesante è la perdita di unità produttive in tutta la regione e soprattutto nella provincia di Chieti. La quasi totalità delle cessazioni ha interessato le ditte individuali, vale a dire le meno organizzate e maggiormente affidate alle capacità personali del titolare. Ciò è spiegabile alla luce della difficoltà di ricambio generazionale che la parte meno strutturata del settore incontra in regione come nelle altre parti della Penisola.
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In calo in tutto Abruzzo il numero di aziende manifatturiere. In tale panorama di contrazioni generalizzate del numero di imprese operanti nell’industria in senso stretto spiccano, in tutte e quattro le province e soprattutto all’Aquila e a Chieti, i valori positivi delle attività di riparazione, manutenzione ed istallazione di macchine ed apparecchiature. Tale incremento è probabilmente connesso alle aumentate necessità di intervento su impianti danneggiati dagli eventi sismici del 2009 o impiegati nelle attività di costruzione e ricostruzione nelle aree interessate dal terremoto.
Seguendo un andamento diffuso in tutto il territorio nazionale, il commercio regionale, registra nel 2010 un calo sensibile del numero di aziende che riguarda soprattutto i punti vendita al dettaglio. Fa eccezione la provincia di Pescara che fa registrare un saldo positivo in valore assoluto anche se non significativo sotto il profilo percentuale.
Negativi i saldi in tutta la regione del settore dei servizi. Presentano un andamento lievemente positivo in valore assoluto ma irrilevante sotto il profilo percentuale i servizi di informazione e comunicazione, le attività professionali, scientifiche e tecniche, i servizi di supporto alle imprese, l’istruzione e le attività artistiche, sportive, di divertimento ed intrattenimento. Tale fenomeno spinge a riflettere sul fatto che spesso la creazione di imprese, se non richiede elevati investimenti iniziali né particolari qualificazioni professionali, rappresenta uno sbocco professionale appetibile in una fase di criticità del mercato del lavoro.
Infine, non si può non osservare il saldo particolarmente positivo del numero di imprese non classificate (+3.346) che, a fine 2010, costituiscono il 6% del totale regionale. Rientrano in tale categoria le aziende alle quali non è attribuito il codice di attività economica poiché esse non hanno ancora effettuato la dichiarazione di inizio attività.
[1] Tasso di crescita: rapporto percentuale tra iscrizioni e cancellazioni effettuate nel corso dell’anno e stock di imprese registrate a inizio periodo.
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La crescita dipende dall'innovazione tecnologica
I segnali di ripresa sono altalenanti e manca una capillare politica di rilancio del settore industriale
di Benedetto Onorato
La crescita economica del Meridione è l'elemento cardine della nostra ripresa. La politica economica e l'economia industriale suggeriscono che occorre una cultura innovativa che sappia in maniera più efficace sviluppare la crescita economica e la partecipazione dei cittadini, nel senso di maggiore ampiezza e condivisione. Nella fase attuale di stallo economico e produttivo della nostra Regione, che non è solo un fatto dimensionale delle nostre P.M.I; ma strutturale, cioè organizzativo e operativo nello stesso tempo. Basta esaminare con attenzione l'andamento del quadro economico, sociale e produttivo, per rendersi conto del livello mediocre in cui oggi esso si trova: carente in linea generale di innovazioni tecnologiche e nuova creatività; nell'organizzazione della finanza e del territorio; nella sanità e negli investimenti per la ricerca; tutti elementi importanti per lo sviluppo e la crescita di una società normale. I segnali di ripresa che provengono dall'economia nazionale sono altalenanti, e non devono far dimenticare che il sistema delle imprese industriali sta attraversando una fase complessa di trasformazione, piena di difficoltà e incertezze. (fonte: Bollettino servizio studi Bankitalia anno 2010).
Al convegno di Davos è risultato che l'Italia possa divenire la palla al piede per la crescita dell'Eurozona. Occorre nel breve periodo, una strategia nuova della ripresa, che affronti gli elementi negativi del sistema e faciliti l'ampliamento della produzione e dei consumi. Bisogna assicurare metodi e principi coerenti, attraverso un migliore coordinamento generale. L'obiettivo essenziale del rilancio in Molise è quello di far crescere l'economia della Regione e il valore produttivo delle imprese che dovrà servire al riequilibrio funzionale, all'auto-finanziamento e agli investimenti industriali. Le politiche di rilancio in Molise saranno mirate e avranno una precisa coerenza interna che si estrinsecherà nel binomio efficienza-innovazione. Gli elementi qui accennati, saranno le leve su cui bisognerà agire per avviarsi verso il contesto naturale della nuova economia. (Bilancio Regionale di competenza e cassa per l'esercizio 2011)
Bisogna spingere il nostro sistema delle imprese, in Molise verso l'innovazione delle tecnologie informatiche, esse rappresentano una vera innovazione solo se si ha la capacità di unire l'investimento con la modifica del modello strategico aziendale. Le nostre imprese, utilizzano scarsamente i dati della loro gestione e preferiscono per la riorganizzazione il metodo classico per processi; non considerando il metodo nuovo, in uso nei paesi anglosassoni, chiamato «business intelligence». Tale innovazione permette l'utilizzo dei dati grezzi della gestione, che opportunamente elaborati, si trasformano in informazioni utili a supporto dei rinnovati processi decisionali.