Dal CRESA ( Centro Regionale di Studi e Ricerche Economico Sociali istituito dalle Camere di Commercio d' Abruzzo) abbiamo ricevuto il supplemento al n. 2/12 al trimestrale ""CONGIUNTURA ECONOMICA ABRUZZESE"" diretto da Francesco Prosperococco. Con questo numero il CRESA ha pubblicato la prima indagine finalizzata a cercare di individuare quale fase economica ha attraversato l' attività commerciale abruzzese nel primo semestre 2012. I dati raccolti non sono confortanti, però, da un'attenta lettura dei risultati rilevati dalla ricerca si possono capire due cose fondamentali che caratterizzano la crisi economica in atto:
1) il concetto di "crescita" che il Governo tecnico non ha il coraggio di spiegare agli italiani : la crescita consiste nel tornare e consumare allegramente come e più di prima, chiedendo prestiti alle banche.
2) Gli italiani in genere, e le massaie in particolare, non ci stanno e affrontano la crisi evitando consumi superflui e privilegiando la spesa alimentare.
Ne riparleremo col prossimo intervento . Pubblichiamo ora l' editoriale del fascicolo con cui il Direttore sintetizza la problematica .
INNOVARE E PROGRAMMARE PER CRESCERE
di Francesco Prosperococco
Il sistema distributivo, nel corso degli ultimi anni, ha subito notevoli trasformazioni dovute, in parte alla scarsa crescita economica ed alle fasi recessive, ma in parte anche alle mutate esigenze dei consumatori che non si limitano solo all'acquisto del bene ma richiedono, rispetto allo stesso, tutta una serie di servizi. Il crollo della domanda interna ed il conseguente calo dei consumi, l'accaparramento di notevoli quote di mercato da parte dei grandi operatori, il carico fiscale e il problema dell'accesso al credito mettono in seria difficoltà la piccola distribuzione. Inoltre altre forme di vendita più organizzate stanno modificando le abitudini di acquisto dei consumatori. Tutti questi fattori concorrono ad un drammatico ridimensionamento delle piccole attività commerciali.
Dal punto di vista territoriale, poi, le grandi strutture, se da un lato raggiungono un alto grado di produttività,dall'altro, posizionate come sono nelle periferie delle città, perdono il rapporto con la città stessa e con il suo centro urbano e fanno venir meno la funzione sociale del commercio. È indispensabile mettere in atto delle politiche utili alla salvaguardia dei ruoli e delle funzioni sia del commercio al minuto che di quello ambulante, in modo particolare nei territori periferici dove, a causa della mancanza di opportunità di lavoro, spesso sono l'unica attività economica a sostegno delle famiglie residenti. Va considerato altresì che il settore distributivo, oltre che a produrre il 12% del valore aggiunto regionale, crea come indotto un numero non trascurabile di attività di servizio sul territorio.
La demografia delle imprese segnala un rischio di desertificazione commerciale nei centri urbani; questo significa un impoverimento del tessuto sociale ed economico delle città. Un esempio per tutti il centro storico dell'Aquila dove, a causa del sisma del 6 aprile, sono scomparse completamente le attività commerciali con un conseguente impoverimento non solo dal punto di vista economico della città (chiusura di almeno 1000 esercizi con perdita di occupazione e reddito), ma anche dal punto di vista sociale con un mancato presidio del territorio con impressionante disgregazione e polverizzazione della popolazione.
Cresce nel contempo l'interesse per il negozio di prossimità cui si connette l'esigenza di fattori di socialità e comunità: fattori che si trovano più facilmente, o forse solo, in un luogo urbano valorizzato anziché in un contesto di consumi artefatti. Lo sviluppo del commercio urbano non lo
realizza il singolo operatore commerciale, ma l'insieme degli operatori che condividono una visione comune, con il sostegno degli Enti di governo del territorio.
Si rende necessario, pertanto, pensare a nuove regole e a progetti condivisi come ad esempio le Reti di impresa ed il Distretto Commerciale, attuato già in diverse regioni, che con la partecipazione di amministratori ed operatori, ha l'obiettivo di mettere a punto strumenti di programmazione in grado di garantire l'evoluzione e la trasformazione del settore commerciale in funzione delle diverse esigenze economiche e sociali adeguandosi ai nuovi ritmi delle città ed ai cambiamenti dei bisogni degli utenti. Va promossa una trasformazione della rete commerciale con innalzamento dei livelli di competitività nell'interesse dei consumatori e di tutto il sistema; i centri commerciali naturali sono forse l'unica risorsa per favorire la crescita di imprese del commercio e dei servizi.
È necessario un salto di qualità con forme di distribuzione più moderne pensando anche all'attivazione di medie strutture di vendita nei contenitori esistenti portando il commercio anche
al primo e secondo piano degli edifici. In questo modo le attività commerciali ed i pubblici esercizi dei centri urbani possono riacquistare il loro ruolo di motore della valorizzazione di un territorio per renderlo allettante non solo ai turisti ma anche ai cittadini che vedono ricreato il valore dei loro spazi. Una programmazione urbanistica che faccia proprio l'obiettivo della sostenibilità dell'offerta commerciale nel rispetto del contesto ambientale e territoriale può trovare soluzioni in grado di ridefinire il rapporto non più separabile tra città e luoghi del commercio.