LA CRISI DEL CETO MEDIO - BASSO , CIOE' DEL POPOLO LAVORATORE., E' FACILE DA OSSERVARE E DESCRIVERE - QUELLA DEI RICCHI, INVECE, E' DIVERSA PER CONTENUTI E DESCRIZIONE. - Il LORO LINGUAGGIO "ANGLOFONE" RENDE DIFFICILE TRADURLE IN DIALETTO .
L' autrice della poesia sulla crisi ha fatto riserva di provarci . A noi piace il dialetto abruzzese, anche se ogni provincia ha un "tono" diverso, come quello romano che usano gli aquilani. Restiamo perciò in attesa che Mara ce ne dia copia da pubblicare. Ma veniamo alla "crisi" che annulla la tradizione. Con una lettura attenta del testo che pubblichiamo è facile evidenziare come il contenuto, -- criticando l' annullamento dei rapporti di vita sociale vissuti al tempo in cui gli attuali anziani e/o vecchi erano giovani,-- mette in evidenza la responsabilità della gestione politica di chi non riesce a vedere e/o prevedere le possibili conseguenze socio-economiche a carico della odierna e futura vita collettiva. Le manifestazioni premonitrici ci sono quasi tutte.
Le tradizioni ignorate; l'uso smodato dei consumi ; i rapporti umani modificati dallo smodato arrivismo socio-economico; i rapporti e i contatti personali disumanizzati; sistemi di comunicazione sofisticati ; costi e consumi insostenibili ; i timori diffusi del popolo consumatore; l' implicito suggerimento di tornare a lavorare terra da parte del ceto medio - basso. Su questa indicazione siamo d'accordo anche noi .
Ma ci viene spontaneo citare due aspetti che la signora SECCIA non ha evidenziato in modo diretto per la caratteristica personale delle sue osservazioni fatte come madre di famiglia. Noi crediamo di dover citare, in sintesi, due aspetti che l' evoluzione socio - economica in corso ha modificato peggiorandoli:
a) la gestione economica e monetaria statale e delle banche ; b) l' uso sofisticato della medicina ospedaliera e di quella privatistica concorrente. Molti medici ospedalieri e di famiglia ( con le dovute eccezioni) sono diventati solo scrittori di ricette "compiuterizzate". Delle malattie si curano solo le conseguenze. La loro origine viene troppo spesso trascurata, cosa che i dottori "di una volta" non facevano. (NdD)
............................................................
LA CRISI E LA TRADIZIONE
Tante ci-aveme lamindate = Ci siamo tanto lamentate
che la globalizzazione = della globalizzazione
ci-à scippate la tradizione, = che ci ha rubato la tradizione,
la tecnologije ci-à stricate la fantasije, = la tecnologia che ci ha distrutto la fantasia,
lu cunzumisme ci-à ‘rmpijte la case, = il consumismo che ci ha riempito la casa,
le mode ci-à fatte duvintà tutte uguale = la moda che ci ha fatto diventare tutte uguali
come li pupazzitte tra di lore appicciate = cucite insieme come pupazzetti
da la carta viline artajate. = copiati dalle figure di carta velina.
Stessa usanza di vita pe’ tutte l’umanità! = I costumi di vita usati uguali a livello mondiale !
Coca cole, pab, discoteche, Mac Donald, = Coca cola, bar, discoteche e Mac Donald,
ginz, pirsinghe e tattù da dicianne in su. = "gins", pendagli e tatuaggi da dieci anni in poi.
Li fije amì n’arcunosce ‘mmezz’a ‘nu mare = I miei figli non li riconosco in mezzo ad una folla
di giuvene fotocupiate, stesse lukke, = di giovani tutti uguali, con le stesse acconciature,
stessa parlate,“cioè cioè cioè...” = tutti con la stessa parlata, " cioè cioè cioè..."
stesse nome, se n’arvote ducente se chiame: = con lo stesso nome, se chiami si girano in 200 :
- Simone! = - Simone !
Cacchedune l’aveje ‘nduvinate ca l’ommene = Qualcuno l' aveva già previsto che l' uomo
è ‘nu dispirate, e quande su la cime à ‘rrivate, = quando è arrivato in cima al comando perde l'umanità,
nche ‘na ciampicate arvà a part’arrete = inciampa e torna indietro,
e arcasche sotte nche l’osse rotte. = cade e rotola fino al punto di partenza con le ossa rotte.
Ma lu popole ‘n zi scuragge, = Il popolo, però, non si scoraggia,
Queste è la legge di lu va’ e ve’. = Questa è la legge: si va e si torna.
Pe’ la sopravvivenze s’arrange = Per la sopravvivenza ci si arrancia
e la storie s’aripete. Da cape arbije, tire la vrije. = E la storia si ripete. Si ricomincia tirando le briglie.
L’aveme tante armpiante lu belle passate, = Abbiamo rimpianto il bello del passato,
ci-aveme scritte romanze, raccunte = ci abbiamo scritto romanzi, racconti
musiche e poesije. Quanta nustalgije! = musiche e poesie. Quanta nostalgia!
Nche l’ucchie di lacrime ‘mbusse = Con gli occhi pieni di lacrime
n’aveme discusse: t’arcurde...t’arcurde... = ne abbiamo discusso citando i ricordi...
Che romanticisme la carvunelle dentre a lu vraciere, = La carbonella nel braciere era romantica,
che dignità le pezze a lu sedere, = avere rattoppi nel sedere era una dignità,
che pace senza cellulare, jetteje ‘na voce = che pace senza telefonini, Rosina a voce alta
Rusine a Pasquale abballe pe’ le terre: = chiedeva a Pasquale che lavorava in campagna:
-Pasquà arpurte ddù cicurielle! = "Pasquà... riporta un po' di cicoria ! "
Senza scatte a la risposte... = Senza scatto alla risposta...
Lu guverne ci-à ‘ccuntintate, = Il governo ci ha accontentato,
lu stresse di la vita muderne ci s’à divurate. = la stanchezza della vita moderna ci ha tolto ,
Senza spiranze di pace pirfine la vacanze! = senza speranza, perfino la pace delle vacanze !
Lunghe file su l’autostrade, incidinti, raje, = Le autostrade sono piene di auto in fila, incidenti e rabbia,
n’anne di lavore pe’dieci jurne di guaje... = un anno di lavoro per dieci giorni di guai...
e pinzà che ere ‘na vacanze “intelligente”! = eppure si trattava di una vacanza "intelligente" !
Mò li vacanziere s’ànne livate lu penziere = Adesso i vacanzieri non ci pensano più,
assittate dentre a la case nche la saccocce leggere. = seduti in casa con le tasche vuote.
La benzine, cchiù carastose di Chanel n 5, = La benzina costa più del liquore Chanel ,
à fatte bene a tutti quinte, se pedale o si va a ppete = ma la crisi ha fatto bene, si pedala o si va a piedi
mentre lu nutriziuniste se dispere. = e intanto il dott. nutrizionista si preoccupa.
Jj e Armandine, arpijate zappe e vanghe, = Io e Armandina, abbiamo ripreso zappa e vanga,
all’urticelle di ‘nzalate n’arcujeme ‘na valanghe = e nell'orticello raccogliamo molta insalata,
e furtunate seme, stemece zitte, = e stiamoci zitte perché siamo fortunate,
viste che 2 miliune e settecente d’italiane = considerato che più di 2 milioni di italiane
su lu balecone fanne cultivazione di lazzaritte = coltivano peperoncino sul balcone
e 11 miliune ammasse in case paste e pane. = e che 11 milioni fanno in casa pasta e pane.
Lu ceto medie li giujelle s’à vinnute = Il ceto medio ha venduto i gioielli
a “compro oro bisinesse”e gne ‘nu fesse = a chi "compra oro" e come un fesso
à ‘rmaste nute in poche minute. = è diventato povero in pochi minuti.
E mò nin guadambia e nní sparambia. = Adesso non guadagna e non risparmia.
Tutte queste l’à dette Mincenze o Cenze = Tutto questo lo ha detto il Censis o Cenze
o Cenzis, mò nin me s’arcorde bbone, = non mi ricordo bene,
une che studie tutte li fatte di la pupulazzijone = si tratta di uno che studia la vita del popolo
e nche li nummere e li per 100 ce le spieche. = e poi ce lo spiega con numeri e percentuali.
E li povere coma stanne? e li disoccupate? = E i poveri come stanno?
“Loro sono abituati” = "Loro sono abituati"
à ‘rsposte la ministra stavota senza piagne, = ha risposto la Ministra, ma senza piangere,
anze, chiuttoste ‘ncavulate. = anzi piuttosto arrabbiata.
La sere nû magneme pane e castagne, = La sera noi ceniamo con pane e castagne,
cumpà Giuvanne ce l’arporte da la campagne .= ce le porta compare Giovanni dalla campagna .
A la piazze fusse ‘na spesa pazze. = Al mercato sarebbe una spesa inaccettabile.
Dumenica ‘na ‘mpruvvisate so’ fatte a mio marite, = Domenica ho sorpreso mio marito,
lu pane cotte che ce penzeve da ‘na vite. = ho fatto il "pane cotto" a cui pensava da sempre.
Pane, acque, sale, ‘na gocce d’oje, ‘na schiefa d’aje. = Pane, acqua, sale, olio e uno spicchio d'aglio.
Quante à state cuntente, tisor’amì, pe’ la prima vôta = Ho accontentato il mio tesoro che per la 1^ volta
n’à ‘rmpiante la cucine di la mamme. = non ha rimpianto la cucina della mamma.
A li 10 seme jte a lu llette, prime di la bonanotte = Alle 22, siamo andati a letto, ma prima della buonanotte
nche ‘nu file di voce m’à dette : = con un filo di voce mi ha detto:
”Ma...ma la fujtelle di lu laure, gne faceje mammà‘, = "ma una foglia di lauro , come faceva mamma,
dentre a la tijanelle nge le putive jettà”? = non ce la potevi mettere nel tegame"?
Queste è la cris’anostre, ceto medio basso. = Questa è la crisi del nostro ceto medio - basso.
E li ricche? So’ duvintate cchiù ricche... = E i ricchi? Sono diventati ancora più ricchi...
Pe’ la Majelle com’ à successe? = Per la Majella , come è successo ?
Ve l’arconte n’atra vote, se m’ariesce. = Se mi riesce lo scriverò un' altra volta.
Mara Seccia