L'ABRUZZO NEL CONTESTO DELLA CRISI SOCIO-ECONOMICA NAZIONALE

Dal periodico "CRESA Informa " n. 8/2012, pubblicato sul sito web www.cresa.it del Centro Regionale di Studi e Ricerche Economico Sociali riprendiamo una sintesi della posizione dell' Abruzzo nel contesto della crisi socio- economica nazionale prevista per il prossimo biennio. I dati numerici non sono confortanti. Fra questi quelli più preoccupanti riguardano le esportazioni. Se si pensa, infatti, che , allo stato della gestione finanziaria nazionale ed europea , l' unica fonte da cui attingere moneta per diminuire il debito pubblico dello Stato è costituita dalla crescita, a nostro favore, della bilancia commerciale, ci si rende conto che il debito in atto non solo resta ineliminabile , ma, anzi, crescerà. A questo fine l' unica azione possibile, e senza costo, è di ordine politico: gli Stati europei, compresa l' italia , devono riappropriarsi della "sovranità monetaria " ceduta col Trattato di Maastricht senza contropartita ma a favore dei cosiddetti "mercati" e banche private. Eppure nessuno lo dice, a cominciare dal tecnico On.le.Monti.


Le previsioni dell'economia abruzzese nel 2013-14

Nel 2013 il valore aggiunto procapite in Abruzzo sarà di 19.000 euro, superiore solo a quello del Meridione (15.000 euro) e sensibilmente più basso della media Italia (23.000 euro). Le province di Chieti Pescara e L'Aquila, con valori intorno a 19.000 euro, si collocano tra il 66esimo e il 68esimo posto, seguite da Teramo che, con 18.400 euro, si posiziona al 71 posto.

E' quanto emerge dagli Scenari di sviluppo delle economie locali italiane realizzati da Unioncamere e Prometeia.

Dopo la consistente flessione (-3,1%) fatta registrare dal valore aggiunto in Abruzzo nel 2012, una delle peggiori tra le regioni italiane, si stima che nel biennio 2013-2014 il valore aggiunto prodotto in Abruzzo, come nel Mezzogiorno, cali dello 0,6%, in controtendenza con la lievissima crescita prevista in Italia (+0,1%).

Si prevede un leggero aumento delle esportazioni di beni verso l'estero (+1,6% in valori reali), incremento comunque inferiore rispetto agli aumenti del Meridione (+2,2%) e dell'Italia (+3,1%). Nella regione viene così in parte recuperato il calo consistente (-6,4%) osservato nel 2012.

La spesa per consumi delle famiglie, in valori correnti, è prevista in aumento nel biennio 2013-2014 sia in Abruzzo (+0,8%) che nel Mezzogiorno (+0,8%) che in Italia (+1,1%). Anche in questo caso l'incremento recupera almeno in parte il netto calo osservato ovunque nel 2012 pur rimanendo sensibilmente al di sotto della crescita registrata nel periodo 2010-2011.

Dopo la crescita dell'occupazione fatta registrare dall'Abruzzo nel biennio 2010-2011 (+1,0%), si prevede un'inversione di tendenza nel 2012 (-1,6%) e una contrazione più lieve nel biennio 2013-14 (-0,5%). Il Mezzogiorno farà registrare nello stesso biennio un -0,5% e l'Italia un -0,2% anch'essi in rallentamento rispetto a quanto osservato nel 2012 (Mezzogiorno: -1,6%, Italia: -1,2%) che fa sperare in una inversione futura.

Si prevede che la quota di valore aggiunto prodotta dalle esportazioni in Abruzzo raggiunga il 27,4%, superando il 27,2% fatto registrare nel biennio 2010-2011. L'andamento in crescita viene atteso anche per il Mezzogiorno, dove raggiungerà il 14,7%, e per l'Italia il 28,5%.

Il tasso di occupazione in Abruzzo è previsto in calo dal 37,4% del 2012 al 36,8%. Il valore regionale è più elevato di quello meridionale (29,3%) e poco inferiore di quello italiano (37,4%).

Il tasso di disoccupazione in Abruzzo è previsto in aumento dall'11,5% del 2012 al 12,3% del biennio 2013-2014, più pesante di quello nazionale (11,3%) ma meno grave di quello meridionale (17,9%).

Il valore aggiunto prodotto da ogni occupato è previsto in diminuzione sia nella regione, dove raggiungerà 47.130 euro, sia nel Meridione (45.830 euro). In Italia, al contrario, il valore è previsto in aumento (53.160 euro) rispetto a quanto registrato nel 2012.

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COGLIAMO L' OCCASIONE PER SEGNALARE IL N. 7 DELLO STESSO PERIODICO

Cresa Informa

Sul quale si può leggere una interessante analisi della soppressione delle Provincie compilata sulla base di una ricca bibliografia. Oggetto dell' indagine è la dimostrazione che la revisione territoriale che ha ridotto a due le provincie abruzzesi comporta, per la voce " Amministrazioni provinciali e spesa corrente correlata " la riduzione del costo da € 12.965.278 a € 1.981.820 . Mentre per la voce "Numero e costo degli amministratori comunali " ( Sindaci, Assessori, Consiglieri) , nella nuova provincia AQ / TE , con 578 Comuni , si passerebbe da € 16.194.142 a € 12.487.384 ; nella provincia CH-PE , con 593 Comuni , si passerebbe da € 18.084.565 a € 14.487.384.

Totale Regione Abruzzo : da 34.278.707 a € 26.709.463.

Il risparmio non è insignificante. Ma il problema è un altro che l' analisi non ha affrontato: se si aboliscono le provincie , cioè senza accorparle, come aveva proposto la Regione, come e a chi saranno distribuite le competenze indicate dal D.Lgs 241 "salva Italia" ? Senza presunzione noi abbiamo già dato la risposta con una proposta pubblicata quando Sindaci e Presidenti protestavano contro la revisione territoriale. Se la Regione volesse dedicare un po' di tempo alla sua analisi l' Abruzzo sarebbe la prima regione d' Italia a risolvere la questione in modo concreto e razionale. E' solo una questione di volontà politica che nessuno conosce più

Comunque in attesa di possibile ravvedimento invitiamo a cliccare su Cresa Informa n. 7, c'è sempre da imparare. Noi intanto, pubblichiamo il sommario introduttivo.

La revisione dei confini e delle funzioni degli enti locali in Abruzzo:

alla ricerca di configurazioni adeguate al governo del territorio

L'analisi socio-economica ha da tempo messo in evidenza le diseconomie presenti nell'attuale assetto di province e comuni connesse, da un lato, all'eccesso di frammentazione territoriale e alla sovrapposizione delle funzioni e, dall'altro, alla scarsa corrispondenza tra il livello comunale, inteso come unità di regolazione, e l'attuale distribuzione territoriale delle attività produttive e residenziali. Il disegno di legge 3558, che mira a razionalizzare il ruolo delle province italiane, si inserisce in un contesto di "urgenza" in cui l'obiettivo di riduzione della spesa pubblica non sempre converge con quello, altrettanto importante, di avere riforme coerenti ed organiche. La riforma istituzionale sarebbe maggiormente condivisa e genererebbe vantaggi aggiuntivi a quelli previsti se, fra gli amministratori locali, si rafforzasse la persuasione che mantenere la situazione attuale (numerosi enti locali, piccoli e con risorse scarse) in un contesto di perdita di competitività ormai quasi ventennale significa rassegnarsi ad offrire a famiglie e imprese servizi quantitativamente e qualitativamente declinanti. L'obiettivo di questo breve approfondimento è quello di fornire al dibattito in corso alcuni preliminari elementi quantitativi che contribuiscono a delineare le dimensioni attuali e quelle ipotetiche a cui potrebbe condurre il processo di riforma istituzionale nella nostra regione.

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